Giovanni Paolo II, a quanto ricordano all’Adnkronos autorevoli fonti vaticane, non fu il solo a essere spiato e controllato. Il cardinale Agostino Casaroli, segretario di Stato Vaticano dal 1979 al 1990, durante il pontificato di Wojtyla, sembra fosse intercettato dal Kgb per tutti gli anni ottanta. Casaroli, raccontano le stesse fonti, aveva nella sala da pranzo del suo appartamento una piccola statua della Madonna di Fatima. Una mattina, una suora in servizio nell’appartamento, urtò la statua che cadde a terra e rivelò la presenza di una microspia.
Nel 1990 il Cesis, l’allora comitato di coordinamento tra i nostri servizi, avvisò con un appunto il presidente del Consiglio Andreotti dell’esistenza di un piano che prevedeva, tra l’altro, anche un’attività di ‘ascolto’ tramite microspie, collocate nell’abitazione del Segretario di Stato vaticano, da parte di una cittadina cecoslovacca, Irina Trollerova, sposata con un nipote dell’alto prelato. L’appunto del Cesis è riportato nella sentenza ordinanza del giudice Rosario Priore sull’attentato al Papa del maggio del 1981.
I nostri servizi di sicurezza avevano comunque saputo da funzionari dei servizi dell’Europa Orientale che sin dall’inizio del pontificato di Woytila, era stato predisposto un piano del Kgb per ”screditare con azioni di disinformazione e provocazione, la Chiesa cattolica e la stessa figura del Pontefice”. Oggi un libro, non tradotto in italiano, ma di cui ampi stralci sono ripresi nell’ultimo numero della ‘Nuova Europa’, riporta all’attenzione mediatica i rapporti tra i servizi e Karol Wojtyla, inserendo il Pontefice scomparso nel 2005 tra gli ‘indomiti’ che hanno resistito al regime comunista. Impossibile ricattare il Papa polacco, sorvegliato dai servizi di polizia già dal 1946, come appare dai rapporti degli apparati di sicurezza pubblicati nel volume ‘Verso la verità e la libertà. Gli organi di sicurezza comunisti e il cardinale Karol Wojtyla’, a cura di Marek Lasota.
Fonte: ADN Kronos