Ieri mattina, con una lettera al Corriere della Sera, Berlusconi ha teso una mano all’opposizione, lanciando un piano bipartisan per la ripresa dell’Italia. Il Pd s’è affrettato a rispondere picche: «Arriva a tempo scaduto», ha tagliato corto Enrico Letta. Continuiamo così, facciamoci del male, borbottava scuotendo la testa Nanni Moretti (il girotondino) in una famosa scena di Bianca nella quale discettava sulle differenze antropologiche fra il Montblanc e la Sachertorte. In televisione non c’è leader del centrosinistra che dimentichi di recitare la litania sulla necessità di discutere di problemi concreti (la crisi economica, le famiglie che non ce la fanno, la disoccupazione e il precariato) invece di rimanere bloccati sull’eterogenesi dei fini sessuali del premier.
E poi, appena il Cavaliere ci prova, per discutere insieme le ricette del rilancio economico, gli sbattono la porta in faccia. Time over. Preferiscono baloccarsi con gli altri argomenti, quelli che garantiscono alti indici di ascolto: le escort e le intercettazioni, le ammissioni e le ritrattazioni. E s’aggrappano persino alla politica estera (una materia quasi totalmente sconosciuta alla maggior parte di loro, non fosse per qualche escursione fuori dei confini in occasione delle vacanze o delle trasferte delle commissioni parlamentari). Ma adesso c’è la grande opportunità offerta dalle rivolte di piazza nei paesi dell’Africa mediterranea, che offre il destro per i sarcasmi su Mubarak che potrebbe chiedere aiuto telefonando a qualche potente della Terra vantandosi di essere lo zio di Ruby Rubacuori.
Oppure per i sommessi paragoni di Concita De Gregorio, sotto forma di auspicio: che la tempesta in corso sull’altra sponda del Mare nostrum arrivi anche da noi. «Un piccolo vento, una brezza si sta levando anche qui», scrive il direttore dell’Unità. «Basterebbe un soffio costante. Basterebbe il risveglio della consapevolezza di quale sia stato l’inganno di questi anni di dittatura mediatica». È la versione soft di quel che va ripetendo Di Pietro, che invoca (con spirito giacobino) l’abbattimento del tiranno. Che sogna un altro piazzale Loreto. Ci vorrebbe qualcuno, fra i più accesi e recenti nemici del Cavaliere, che gli spiegasse (magari con la nostalgia che esprimeva fino a pochi anni fa) che quando c’era Lui (il duce, per intenderci), delle sue mutande nessuno s’azzardava a parlare, e che allora a essere schedati e spiati erano i nemici del regime, non gli amici del presidente del Consiglio. Modeste annotazioni che non valgono ad assolvere i costumi scostumati, ma a sottolineare le differenze fra il Montblanc e la Sachertorte.
Fonte: Italia Oggi