Nelle ultime settimane le rivelazioni provenienti dalle intercettazioni del Rubygate hanno imperversato sui media. Più di 600 pagine di trascrizioni che hanno dato un duro colpo alla credibilità, personale ma anche politica, del premier Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, come è ovvio che sia, è stato il fulcro dell’attenzione e delle discussioni che hanno animato gli interminabili dibattiti pubblici e il confronto fra i cittadini comuni.
Mettendo per un attimo da parte il capo del Governo, quello che colpisce rispetto al materiale prodotto dalla Procura di Milano è il mondo da lui stesso creato e che, a quanto pare, sta diventando la peggiore delle trappole. Quello che esce dalla intercettazioni, dal punto di vista umano, è il ritratto di una persona carnefice e, al contempo, vittima delle proprie scelte e del circo che si è costruito intorno: amici che non sono amici, personaggi ambigui pronti a prendere la loro parte della torta e donne smaniose di mettere le mani sulle famose buste o, magari, su un posto al sole in politica. Nelle carte dei pm c’è, a ben vedere, uno spaccato di Italia. Quella parte del bel Paese che, forse anche per le conseguenze del cosiddetto berlusconismo, ritiene che il modo migliore di ottenere un obiettivo sia perseguire la strada più breve, anche a costo di scendere a compromessi. Attenzione però: il ragionamento è tutt’altro che demagogico, ma anzi ancorato alla realtà dei fatti. La cronica assenza di meritocrazia e la pessima contingenza economica rendono il cammino sempre più in salita, per tutti e in tutti i settori. In questo contesto, per emergere, è necessario stringere i denti e andare avanti a testa bassa, spesso prendendo sonore porte in faccia. Non ci sono alternative. O, meglio, non ci sono alternative a meno di non usare le distorsioni del sistema: la corruzione, la raccomandazione, lo scambio di favori, il compromesso.
Per una parte del Paese, quella che è in qualche modo rappresentata nelle intercettazioni, le suddette criticità sembrano essere divenute le vere colonne portanti del sistema Italia. E, come tutti sappiamo, l’unico modo per partecipare ad un gioco ed uscirne vincitori è conoscerne e rispettarne le regole. Ecco allora la smania delle giovani fanciulle di ottenere più spazio rispetto alle altre, la concorrenza per contendersi le attenzioni del premier e la rabbia nei casi in cui si sentano messe da parte.
Fonte: Nuova Società