“Indubbiamente anche la Chiesa, in quanto composta da uomini con le loro fragilità e debolezze, sbaglia, ma rimane un baluardo. Dare fiato e spago a pubblicazioni scandalistiche, attentati al buon giornalismo ed alla correttezza dell’informazione, significa commettere apologia di un atto delittuoso”. È quanto si legge in un articolo apparso su Pontifex.roma.it dal titolo “Spiare il Papa, divulgare atti segreti, attaccare la Chiesa: è giornalismo questo?”.
Difficile giudicare se sia giornalismo o meno, ma chissà cosa avrà pensato l’autore di questo articolo nel leggere la sentenza di condanna a 9 anni e mezzo per pedofilia a Don Riccardo Seppia, ex parroco di Sestri Ponente, inchiodato grazie ad intercettazioni telefoniche da parte dei Carabinieri nell’ambito dell’inchiesta su spaccio di droga in locali gay della zona, che il prete frequentava abitualmente.
“Sono solo, dì alla mamma che vai a scuola e vieni da me”, scriveva a un quindicenne don Seppia. Nelle intercettazioni si leggono anche bestemmie del sacerdote, che salutava l’amico con un blasfemo “Che Satana sia con te”.
Le intercettazioni, che siano telefoniche o effettuate con microspie ambientali, per quanto siano state duramente condannate da diversi organi istituzionali, esponenti della Chiesa Cattolica inclusi, dimostrano sempre più la loro utilità nell’incastrate quelli che sono veri e propri criminali e persone malate, oltre che semplici messaggeri del signore.
L’ex parroco della chiesa dello Spirito Santo di Sestri Ponente è stato giudicato colpevole di tentata violenza sessuale su minore, tentata induzione alla prostituzione minorile, tentata cessione di droga a minori ma non di detenzione di materiale pedopornografico, in quanto i file trovati nel suo pc sarebbero ‘temporanei’, quindi non scaricati volontariamente dal prete.
Aveva stretti rapporti con un pusher nordafricano al quale, oltre alla droga, che lo catapultava in uno stato di eccitazione che lo spingeva a mandare messaggi pornografici ad alcuni dei suoi chierichetti, ordinava anche ragazzi da ricevere. “Trova un bimbo di dieci anni”, si legge dalle intercettazioni.
Non è sicuramente un caso isolato, questo, all’interno della Chiesa, come dimostrano diversi fatti di cronaca e , per quanto sia giusto non fare di tutta l’erba un fascio, è importante prendere coscienza del problema, che si configura come un vero e proprio reato, per il quale non bastano le scuse, come vorrebbe l’avvocato difensore di Don Seppia, a redimere dal peccato e dal reato stesso, ma servono contromisure più efficaci, oltre al carcere e alle cure per chi sbaglia.
È giusto che i genitori, senza troppe pressioni e magari nell’ombra, riescano a controllare i propri figli minorenni, per evitare che questi incappino in brutte situazioni, dalle quali spesso è difficile uscire per pudore, vergogna o sensi di colpa inculcati nei ragazzi stessi. È in questo caso che possono risultare utili strumenti come i cellulari spia, da regalare ai propri figli, o localizzatori GPS, per poter conoscere in ogni momento la loro posizione e farli sentire più al sicuro in tutti i loro spostamenti.