È di due giorni fa la notizia dell’assoluzione delle maestre della scuola materna Olga Rovere di Rignano Flaminio, accusate di aver seviziato e violentato 21 bambini (di cui 19 costituiti parte civile), in seguito alle confessioni degli stessi bimbi, che avrebbero raccontato a genitori ed esperti dettagli di quanto accaduto.
A sei anni dall’avvio dell’inchiesta e a due dall’inizio del processo, le maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio, il marito di quest’ultima, l’autore tv Gianfranco Scancarello, e la bidella Cristina Lunerti sono stati assolti “perché il fatto non sussiste”.
Non hanno compiuto il reato per il quale l’accusa aveva chiesto 12 anni a testa e la reazione dei genitori dei bambini in aula è stata immediata: urla, insulti contro la giustizia italiana e contro i presunti pedofili. Mentre dall’altra parte si festeggiava l’assoluzione con le lacrime degli accusati, non presenti davanti ai giudici per evitare disordini, ma avvertiti per telefono della bella notizia.
Reazioni contrastanti e, in alcuni casi, discutibili, in un processo che non è riuscito a gettare luce su ciò che sia veramente accaduto a quei bambini, che pure hanno rivelato dettagli sconcertanti sugli abusi che ora, in un baleno, la giustizia avrebbe cancellato.
A tal proposito, ferme sono state le dichiarazioni degli avvocati degli imputati: “L’assoluzione con la formula piena significa che i bambini non hanno subito abusi, quindi i familiari dovrebbero essere contenti per questo. È assurdo che ci siano voluti sei anni per accertare l’innocenza degli imputati – ha commentato l’avvocato Ippolita Naso – La stessa pronuncia sarebbe potuta arrivare al termine dell’udienza preliminare. Si sarebbe evitato di sprecare energie, tempo e denaro”.
In tutta risposta, invece, i legali dell’accusa sono già pronti ad affiancare la procura, che ricorrerà in appello. “Siamo molto amareggiati”, ha affermato l’avvocato Pietro Nicotera. “Un punto fermo è stato l’incidente probatorio, che aveva riconosciuto la sussistenza degli abusi. Ma il tribunale evidentemente non ha condiviso questa impostazione”.
E a pagare le conseguenze di questi conflitti da adulti, se così si possono chiamare, sono sempre i bambini, che hanno impresse nella loro mente scene di violenza, eppure non sono stati creduti. Forse non si saprà mai se quei dettagli così raccapriccianti fossero solo un brutto scherzo da parte dei piccoli o se davvero sono stati vittime di “orchi”. Sicuramente i genitori vorranno prendere provvedimenti, magari cambiando scuola, o magari dotando i figli di strumenti di controllo. In questi casi, infatti, strumenti tecnologici, come le microspie ambientali ed i localizzatori GPS, sempre più piccoli e facilmente occultabili tra gli oggetti di uso quotidiano dei bambini, potrebbero essere davvero utili per registrare i loro spostamenti e per intercettare tutto ciò che accade intorno a loro.