“C’è qualcosa di davvero marcio nei nostri servizi segreti”, ha confidato all’agenzia Ria-Novosti un alto ufficiale in pensione dell’intelligence russa, dopo che il quotidiano Kommersant ha rivelato il nome della “talpa” che nel giugno scorso ha fatto scoprire agli americani una rete di dieci spie russe operanti negli USA: un nome importante, importantissimo, quello del colonnello Shcherbakov, l’uomo che gestiva l’intera rete del SVR (i servizi segreti civili russi) in America. La rivelazione è stata un terremoto psicologico, in Russia: scoprire che a tradire i dieci agenti è stato proprio l’uomo che li aveva “piazzati” e ne seguiva le attività ha voluto dire rendersi conto che l’intero sistema è corrotto e insicuro.
“Questo significa – continua l’alto ufficiale in pensione – che le cose sono veramente messe male sul piano della sicurezza interna a Yasenevo (la località alla periferia sud di Mosca dove ha sede il SVR, ndr) e che probabilmente lì stanno lavorando sulle cose sbagliate”. Tutto da rifare, insomma. Anche perché la vicenda sembra mettere in luce errori e ingenuità inconcepibili per un servizio segreto degno di questo nome. Per esempio il fatto che il traditore in questione, Shcherbakov, aveva da molti anni una figlia che vive negli Stati uniti: “Come si può consentire a un uomo che ha un parente stretto che vive all’estero di occupare una posizione così delicata e cruciale?”. E non basta, visto che i massimi dirigenti del SVR, un anno prima che esplodesse lo scandalo, non avevano ritenuto di doversi preoccupare per il fatto che Shcherbakov aveva rifiutato una promozione di carriera importante – promozione che comportava l’obbligo di sottoporsi alla “macchina della verità” e che il colonnello non aveva nessun motivo di rifiutare. Altro segnale, anche il figlio del colonnello, che lavorava per un organismo statale importante, aveva scelto di lasciare la Russia e recarsi negli Stati uniti poco prima dello scandalo; infine Shcherbakov stesso aveva tagliato la corda tre giorni prima che le 10 spie venissero scoperte, ma neppure quest’ultimo, estremo allarme era stato sufficiente al SVR per richiamare i propri agenti a rischio ed evitare così che venissero arrestati e scoppiasse lo scandalo. Insomma, un disastro completo.
E adesso? Fonti anonime vicine al Kremlino hanno fatto circolare la voce che il SVR voglia vendicarsi senza pietà di Shcherbakov e abbia già sguinzagliato “un Mercader” per lui (Ramon Mercader fu l’agente segreto del NKVD che nel 1940 uccise Lev Trotsky in Messico); evidentemente il traditore dovrà essere accuratamente protetto dai servizi statunitensi, che gli devono in effetti molto. Quanto agli agenti scoperti in giugno, tra loro ci sono personaggi molto diversi per personalità e importanza: si va dalla bella e frivola Anna Kushchyenko (alias Anna Chapman), che da allora non ha perso occasione per esibirsi in interviste, show e photo-op cambiando completamente ruolo fino a esporsi in versione “hot” per l’edizione russa di Maxim, al sessantacinquenne Mikhail Vasenkov, che da oltre 40 anni aveva l’identità del fotografo spagnolo Juan Lazaro ed era uno dei migliori e più “coperti” agenti russi, al punto che né la moglie che aveva vissuto con lui più di un trentennio né i figli né gli amici e i colleghi avevano mai sospettato che potesse non essere quello che si mostrava. Vasenkov aveva segretamente ricevuto la medaglia di Eroe dell’Urss negli anni ’80 ed aveva il grado (sempre segreto) di generale; dopo l’arresto sembra sia stato torturato dagli americani, subendo la frattura di alcune costole e di una gamba, ma si tratta di voci senza alcuna conferma ufficiale.
Fonte: Il Manifesto