Un fondo di circa due milioni di euro costituirà la parte essenziale, monetizzata di un microcredito regionale. Uno strumento finanziario che arriva in aiuto di famiglie, di piccole imprese ed artigiani, una sorta di motore economico che va a contrastare, tra l’altro, in qualche maniera il fenomeno dell’usura. Una legge in questa direzione è stata approvata ieri mattina dal Consiglio regionale che come ha detto il suo relatore, il consigliere di maggioranza Enrico Fanelli, sulla scorta del dettato del suo articolato punta a «promuovere l’accesso al microcredito quale strumento di sviluppo sociale e di lotta alla povertà e all’esclusione con particolare attenzione alle persone escluse dal circuito di credito tradizione». I destinatari dell’intervento regionale sono, infatti, quelli che non possono avere prestiti bancari per vie ordinarie e con una situazione economica relativamente al nucleo familiare non superiore a 10 mila euro. Su questi principi, quindi, avranno diritto al credito persone che hanno perso il lavoro o rischiano di perderlo o che incontrano difficoltà ad accedere al mercato dell’occupazione o a rientrarvi. Giovani, stranieri, donne lavoratori atipici, piccolissime imprese comprese quelle agricole individuali con scarsa liquidità e famiglie disagiate in difficoltà con la gestione di bisogni primari quali la casa la salute e la formazione dei figli. La Regione, pertanto, prevede l’erogazione di 7 e 20 mila euro, a seconda se si riferiscono a ditte imprenditoriali o a famiglie, con un tasso di interesse dell’uno per cento. Saranno, inoltre, prestiti senza garanzia. La durata finale di quest’ultimi è fissata ad un massimo di sette anni dalla loro erogazione ed i finanziamenti saranno concessi da Fin Molise. I fondi per la copertura della legge sono prelevati per un 1,5 milioni di euro dal Fesr e per 500 mila euro dal Fondo sociale europeo. Un provvedimento, però, che se ha trovato una larga condivisone nella maggioranza che comunque si augura che non inciampi sugli intoppi della burocrazia, ha sollevato un vespaio di critiche tra il centrosinistra. Natalini l’ha definita una legge carità che non risolve i problemi della crisi e quindi delle piccole imprese, mentre Romano, pur compiacendosi per l’atto legislativo, ha sottolineato l’esiguità del finanziamento che ricadrà solo su pochi beneficiari. Sollevando una serie di eccezioni sui Bandi e sui fondi comunitari, Romano ha proposto la rimodulazione di alcune misure e soprattutto del fondo anticrisi la cui dotazione ammonta a circa cinquanta milioni di euro.
Fonte: Il Tempo