Assolto con formula piena. Per il tribunale di Ferrara Giovanni Melpignano non si è reso colpevole di favoreggiamento. L’agente di polizia penitenziaria era finito a processo perché secondo l’accusa avrebbe cercato di aiutare, tramite consigli e raccomandazioni, una sua amica. Via telefono le avrebbe illustrato come comportarsi dopo che la sua abitazione era stato oggetto di una perquisizione.
I fatti risalgono al 2005 e l’agente avrebbe avvertito l’amica di stare attenta proprio alle conversazioni via telefono, per il rischio intercettazioni. Ma l’utenza in questione era già sotto controllo e quella conversazione finì all’attenzione del magistrato che indagò Melpignano per favoreggiamento.
L’avvocato dell’uomo, Massimo Bissi, ha scelto il dibattimento per cercare di dimostrare l’estraneità del suo assistito ai fatti contestati. E il dibattimento gli ha dato ragione. Dopo l’esame dei testi e dello stesso imputato, il giudice Rizzieri ha respinto la richiesta di condanna a 1 anno e 4 mesi formulata dal pm e ha assolto l’agente “perché il fatto non sussiste”.
“La sentenza parla da sola – commenta Bissi -, il giudice ha contestualmente motivato l’assoluzione, che dimostra che nessun addebito poteva essere mosso all’operato del mio cliente”.
Fonte: Estense