Trovato un modo per fare funzionare alcune applicazioni vendute nel negozio online, senza comprarle. Non è colpa di Apple, però…
Lo si è sempre detto: il motivo per cui i computer Mac sono più al sicuro è che gli hacker non si occupano delle minoranze. E infatti: Apple ha presentato giovedì scorso il Mac App Store, negozio online simile all’App store ma dedicato ai computer e non all’iPhone, e in un solo giorno si sono registrati un milione di download. Cifre allettanti, così all’annuncio trionfale ha fatto eco quello degli hacker che avvertivano di essere riusciti a manipolare alcuni software del sito Apple.
I pirati avrebbero approfittato del fatto che alcune applicazioni non applicano correttamente il sistema di “ricevuta” messo a punto da Apple per impedire che un programma acquistato da un utente funzioni anche sul Mac di un altro. La prima applicazione a cadere nella rete (manco a dirlo) è stata “Angry Birds” (uccelli arrabbiati), ma dopo poco, su Twitter, c’è stato chi ha rivendicato d’aver manipolato un altro gioco, “The Incident”.
Sta di fatto che il solito “Anonymus” ha ben presto pubblicato le istruzioni per “crackare” (come si dice in gergo) i giochi sul Mac App Store.
A quanto pare, però, non è Apple la responsabile di questa falla. L’azienda di Steve Jobs, in effetti, mette a disposizione un sistema per evitare questo tipo di inconvenienti, anche piuttosto efficiente: quando un’applicazione è lanciata, controlla sempre d’essere autorizzata a funzionare su quel computer. In caso contrario, all’utente è chiesto di inserire l’ID Apple e la password che sono stati usati per acquistare l’applicazione. Si tratta di una sorta di controllo dello scontrino, basata più o meno sullo stesso principio per cui ci viene rilasciata una ricevuta prima di uscire da un negozio con il sacchetto pieno di acquisti.
Il problema è che non tutti gli sviluppatori si ricordano o scelgono di inserire correttamente questo sistema nelle loro applicazioni. Ricordiamo, infatti, che sia l’App Store sia il Mac App Store si basano sul contributo di migliaia di creatori di software nel mondo, che possono essere singoli genietti della programmazione o grandi aziende strutturate. Apple controlla e “vista” i software che le vengono proposti, ammettendoli o meno nel proprio negozio online, ma le è difficile (e infatti non lo fa) controllare ogni dettaglio. Il problema, dunque, sarebbe riuscire a garantire uno standard di sicurezza su un’offerta polverizzata, costituita da migliaia di realtà differenti.
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