Dalle intercettazioni telefoniche alle telecamere nascoste fino alle microspie, quella di spiare è un’arte soprattutto italiana. Dal 2007 a oggi la psicosi e la morbosità di controllo, dal pubblico al privato, sono infatti cresciute del 100%. Ne è convinta Miriam Tomponzi, figlia del celebre investigatore Tom Ponzi, ed erede della famosa agenzia d’investigazione privata che da anni gestisce.
E mentre l’argomento torna di attualità, dopo il caso delle microspie nascoste nell’ufficio della presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, la titolare dell’agenzia, che si occupa ora soprattutto di bonifiche ambientali e telefoniche, suggerisce un vademecum anti-spionaggio. Proteggersi dal controllo altrui non è poi così difficile, oltre all’uso delle più avanzate tecnologie si può far ricorso ad alcuni accorgimenti.
Regola fondamentale: circondarsi di collaboratori fedeli. E’ poi buona norma quando si entra in un ufficio fare una prima bonifica, condizione necessaria, ma non sufficiente per essere al riparo dalle violazioni della privacy. E il consiglio più ovvio: non lasciare mai i cellulari incustoditi.
”Vorrei dare dei consigli pratici, gli italiani non amano le procedure, se così non fosse non sarebbe stato facile entrare in una stanza come quella della Polverini – sottolinea Miriam Tomponzi all’ADNKRONOS – Per prima cosa si possono schermare i vetri con una tenda che contenga una leggerissima maglia di metallo. Ci sono tende oscuranti che permettono di non farci intercettare dall’esterno con microfoni laser”. ”Poi c’è il jammer che può essere lecito o illecito a seconda della frequenza – aggiunge – Si tratta di un disturbatore di frequenze che crea una barriera intorno alla persona, in un raggio di 4 metri cubi, poi molto dipende dalla forza del jammer. In quel campo non si potrà quindi intercettare. Un altro disturbatore di frequenze è il produttore di rumore bianco, piu’ che altro per proteggersi dalle registrazioni”. E per chi non può avvalersi della tecnologia ”la cosa più semplice che si può fare è utilizzare il rumore dell’acqua corrente che fa da schermo”, spiega. ”Per esempio – dice – quando sia necessario parlare di cose private io consiglio di andare in bagno e aprire tutti i rubinetti, dal lavandino alla vasca, e di parlare circondati dall’acqua che scorre. E’ per questo motivo che le microspie in genere vengono posizionate lontano da fonti di acqua”.
”Quando si entra in un ufficio – continua Miriam Tomponzi – la regola numero uno è guardare le prese, controllare sotto i tavoli, dietro i televisori, vedere se sono state fatte canaline nei muri, o impianti per nuovo centralino telefonico”. ”Si possono poi creare delle camere schermate – aggiunge – una tipologia che impedisce la fuoriscita di qualsiasi emissione di onde che possono essere date da microspie analogiche o digitali. Il problema potrebbe essere che poi neanche i cellulari prendono. Esistono comunque alcune camere schermate di ultima generazione dove i cellulari prendono”. Quanto ai dati sullo spionaggio, secondo quanto riferisce l’investigatrice, l’Italia si piazza ai primi posti. ”Siamo il primo paese nel mondo a fare questo tipo di attività – sottolinea – seconda è la Germania con una differenza pari a un rapporto 100 a 30, seguono la Spagna e la Francia. Un capitolo a parte è costituito dall’Inghilterra e dagli Usa, dove si spia soprattutto nel campo politico. Si spia il politico per sapere le mosse o per poter ricattare. In questo momento siamo in una fase delicata, l’informazione è potere ed è molto importante sapere le cose per primi. Certo, non dico che sia etico”. ”Dal 2000 al 2004 c’è stato un aumento del 65% di ascolti in generale; dal 2004 al 2007 le violazioni della privacy, per tabulati, intercettazioni telefoniche e telecamere nascoste, sono aumentate in modo esponenziale – conclude – Fino al 2004 le intercettazioni non erano così alte, poi sono cresciute di oltre il 40%”.
Fonte: ADN Kronos