Basilicata, Campania, Emilia, Lazio, Puglia, Sardegna e Toscana: sono queste le regioni candidate ad ospitare le scorie radioattive di seconda categoria, cioè quelle meno pericolose ma non per quest o considerate sicure ed eliminabili nel giro di pochi anni. Emilia Romagna e Basilicata, in particolare, sono in cima alla lista preparata dalla Sogin la società statale che gestisce lo stoccaggio dei rifiuti nucleari. Dopo la pubblicazione da parte della società nel settembre scorso di 52 possibili siti per il deposito delle scorie, arriva la smentita, e a smentirsi è la Sogin stessa in alcune intercettazioni registrate dalla procura di Potenza e pubblicate oggi su l’Unità.
I magistrati che stavano indagando su un traffico di rifiuti nucleari in Basilicata, poi archiviato, intercettano la telefonata tra Silvio Cao, ai tempi in Consiglio di amministrazione della Sogin, e una persona il cui nome non risulta chiaramente ma è ricollegabile senza troppi sforzi a Giancarlo Ventura, uno che se ne intende abbastanza di rifiuti e che faceva parte nel 2003 della prima task force Enea incaricata di individuare il sito nazionale di deposito dei materiali radioattivi. I due parlano dei siti individuati da Sogin per lo stoccaggio delle scorie: due in Basilicata, uno nel Lazio e tre in Puglia, per quelli di tipo superficiale. Cao poi, rivela anche la località lucana che ospiterà per centinaia di anni le scorie, si tratta di Craco, un centro fantasma in provincia di Matera, già indicato nel 67 come secondo sito della Basilicata in un’indagine del servizio geologico nazionale. L’altro sito, invece, non è difficile individuarlo: potrebbe essere, e ci risiamo, Scanzano Jonico che nel 2003 si ribellò al deposito nazionale oppure Rotondella, già al centro delle inchieste della magistratura quando nel 99 furono ritrovate tracce di plutonio nel centro Itrec, gestito dall’Enea, che invece era adatto ad ospitare solo uranio e torio.
Ma non sarà solo la Basilicata a diventare discarica radioattiva della follia nucleare italiana, anche nel Lazio, stando alle intercettazioni, è previsto un sito e tutto fa pensare a Montalto di Castro, già sede di stoccaggio e dove tra l’altro si prevede la costruzione di due centrali nucleari. Poi, c’è la questione dei rifiuti radioattivi ad alta intensità, che devono essere depositati in profondità perchè con un grado di pericolosità molto più alto. Su questo, scrivono i carabinieri, “il Giancarlo dice che i subsuperficiali sono nove e cioè: tre in Basilicata e uno, rispettivamente, in Campania, Emilia Romagna, Puglia, Sardegna e Toscana. Tutti nel centro- sud e tutti costituenti un costante pericolo perchè, si sa, non c’è ancora una
soluzione al problema delle scorie e non esiste al mondo un luogo dove queste siano stoccate in sicurezza e in maniera definitiva. Eppure, uno spot di Forum nucleare italiano continua a martellare gli italiani per convincerli che il nucleare è sicuro ed economico, nessuno però sottolinea come la costruzione di centrali nucleari è cosa molto onerosa, e che non farà altro che creare dipendenza dall’uranio di cui l’italia è pressocchè priva. Per non parlare dei rischi legati all’impossibilità di smaltimento delle scorie: queste hanno tempi di decadimento radioattivo che vanno da 10 mila a 100 mila anni e nessuno, adesso, è in grado di garantire la sicurezza di un deposito permanente per tutti questi anni.
Fonte: Il pane e le rose