Oggi la notizia sul Corriere. Nell’ambito di un’inchiesta in corso a Milano sulla presunta turbativa d’asta compiuta dal direttore generale della Sanità lombarda, Luigi Lucchina, in riferimento all’assegnazione di una gara ad una media company, risulta indagato anche Oscar Giannino, l’arci-liberista del giornalismo italiano.
“Ho appreso dalla notifica di una richiesta di proroga delle indagini, svolte dai pm milanesi Fabio De Pasquale e Luisa Baima Bollone, di essere indagato anch’io, come il Corriere informa. Non avevo e non ho alcun incarico nella società che si presentò tra le altre in gara e la vinse, la MMH. Non ne ero né ne sono socio. La società mi chiese di coordinare i servizi giornalistici, e mi sembrò un’ottima idea, coerente a quel che ho sempre pensato: ripeto, non un euro dal pubblico, ma euro portati dal privato al pubblico. (…) Dalla proroga delle indagini che riguardano anche me si apprende che sono state intercettazioni telefoniche a fornire elementi.” Così Giannino avvisa i lettori sul suo Chicago Blog.
“L’idea di pagare o far pagare denaro per assicurarsi un servizio pubblico fa a pugni con tutto quello che ho detto e fatto nella mia vita. Tutto quello che so è che sono indagato, che non so se e per quanto sono stato intercettato, che oggi la notizia è sul Corriere, e che naturalmente risponderò appieno ai magistrati. Ognuno di voi è libero di pensare che sia un miserabile incoerente: a me fa ribollire il sangue la sola idea. E’ ovvio che d’ora in poi dovrò automoderarmi su tutti i temi delle intercettazioni e della giustizia, per impedire che chiunque di voi a cominciare dai miei colleghi legittimamente pensi sia mosso da interessi personali. Mi do da solo il benvenuto nel tritacarne mediatico-giudiziario.”
Giannino è una voce libera, costretta adesso ad auto-censurare il proprio indomito garantismo, la propria repulsa per un’attività inquirente sempre più ispirata alle regole della pesca a strascico – butta la rete (delle intercettazioni) e qualcosa verrà – e, quindi, sempre meno conforme ai limiti tollerabili in uno Stato di diritto. È un cittadino libero che per ventura risulta anche essere un giornalista, tra i più arguti, rispettati, professionalmente onesti e che in virtù di chissà quale conversazione telefonica privata, intercettata, finisce coinvolto in vicende delittuose che senza l’imbeccata delle intercettazioni stesse non lo avrebbero probabilmente neppure lambito.
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