I nostri profili online dicono molto di noi: chi siamo, dove abitiamo, cosa facciamo, chi sono i nostri amici, quali sono i nostri gusti e le nostre preferenze. Social network, chat, indirizzi mail, blog e siti internet sono ogni giorno destinatari di un’immensa quantità di informazioni personali che messe insieme forniscono spesso un quadro completo di un individuo. Su questo tipo di dati sensibili è spesso puntata l’attenzione delle forze dell’ordine e dei governi che, sempre più spesso, chiedono di poter usufruire di queste informazioni in cerca di soggetti pericolosi e attività nascoste.
Dall’altra parte non ci sono sempre risposte positive. Mentre Google e Twitter hanno deciso di pubblicare report periodici sulla trasparenza, Skype e Facebook sembrano non voler ascoltare al momento questo tipo di richieste.
Nel dettaglio Google pubblica dal 2010 il “Trasparency Report” distinguendosi da sempre sul fronte della sicurezza. Secondo i suoi dati aggiornati, le richieste di utilizzo dei dati da parte di forze pubbliche sono aumentate in maniera esponenziale (in Italia sono passate da 550 nel 2009 a 850 nel 2012). Di queste richieste però Google ne ha approvato solo 1/3 richiedendo maggiore privacy.
Dati sicuramente più esigui, ma allo stesso modo significativi per quanto concerne Twitter. Il blog invia costantemente i suoi report sulla sicurezza e ha dato seguito a oltre la metà dei casi nonostante nel 2012 nessuna autorità italiana abbia mai ottenuto i dati richiesti.
Come già accennato, mancano all’appello due big: Facebook e Skype che contano circa 2 miliardi di utenti totali. Nessun report emesso dalle due aziende, Zuckerberg si è limitato ad informare la presenza di un form attraverso il quale gli utenti possono chiedere informazioni. Nessuna risposta da Skype, strumento di chiamate voip e chat utilizzato in tutto il mondo e, a quanto pare, anche da numerosi attivisti che evitano così di essere intercettati dalle autorità.
La crescente preoccupazione per la privacy e la continua fuga di dati ha messo in allarme anche numerose aziende private. L’utilizzo di chiavette per carpire dati dai pc o per registrare i caratteri che vengono digitati sulla tastiera (password comprese) è ormai molto diffuso. Dipendenti, persone di passaggio o rivali possono accedere ai pc e inserire strumenti di controllo che possono portare l’azienda sull’orlo del fallimento, apportando vantaggi ai concorrenti o facendo fuoriuscire notizie riservate. È consigliabile oggigiorno l’utilizzo di prodotti per la bonifica ambientale almeno ogni quindici giorni, in modo da verificare velocemente e in maniera sicura l’assenza di strumenti per lo spionaggio.