Dopo l’elenco dei successi contro la mafia letto lunedì scorso dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, stasera a Vieni via con me tocca al procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, che legge l’elenco di ciò di cui ha bisogno nella lotta contro la criminalità organizzata.
“Ho bisogno – dice tra l’altro Grasso – che la lotta alla mafia sia posta tra le priorità nel programma di qualsiasi partito e che le leggi per contrastarla ricevano voto unanime”, “che ai giovani delle forze dell’ordine, agli operatori di giustizia, ai magistrati, che tanti successi hanno conseguito con dedizione, con sacrifici, con rischio della vita, non manchino risorse, tecnologie, incentivi economici, ma anche autovetture, carburante, carta”; che “nel reato di scambio elettorale politico mafioso oltre al danaro sia compresa qualsiasi utilità in cambio della promessa di voto”. “Ho bisogno – continua – di conoscere tutti i segreti della mafia, i suoi progetti criminali, le sue strutture, i suoi traffici, le sue relazioni esterne attraverso pentiti e testimoni di giustizia, che vanno incentivati, e attraverso le intercettazioni, che, nel rispetto della privacy, del segreto investigativo e senza imporre bavagli all’informazione, non vanno limitate”. E ancora “per evitare che i boss mafiosi continuino a comandare dal carcere, che il regime del 41 bis sia applicato in strutture adeguate e in maniera efficace”, che all’estero “non ci siano Stati-rifugio per i tesori della mafia, della corruzione, dell’evasione fiscale”. Per il procuratore, servono ancora “una legge sull’autoriciclaggio, per indagare, cosa attualmente non consentita, su chi commette un reato e poi ne occulta i profitti”, ma non “l’annunciata riforma della giustizia, almeno di quella che propone la separazione delle carriere, un Consiglio Superiore della magistratura solo per il pubblico ministero, l’appellabilità delle sentenze solo da parte del condannato, leggi ad personam, termini iugulatori per le varie fasi processuali che portano all’impunità degli imputati”. Piuttosto è necessaria “una riforma della giustizia che tenda a ridurre drasticamente il numero degli uffici giudiziari, a rendere più agile e veloce il processo penale, a rivedere il sistema delle impugnazioni, ad eliminare quelle garanzie soltanto formali, che consentono strategie dilatorie, funzionali a scarcerazioni o prescrizioni”. E poi, conclude Grasso, “ho bisogno di stare attento a coloro che più che riformare la giustizia e curarne i mali secolari vogliono riformare i magistrati, delegittimarli, intimidirli, renderli inoffensivi, considerarli un cancro da estirpare”.
Fonte: Unione Sarda