Pochi giorni fa avevamo parlato di spionaggio in rete ai danni della Casa Bianca. A distanza di poche ore è giunta la notizia che le due grandi compagnie cinesi di telecomunicazione, Huawei e ZTE, minacciano la sicurezza degli Stati Uniti e per questo il Congresso USA ha deciso che devono essere tenute lontano dal mercato americano. Le due compagnie, tra le più importanti al mondo sono sospettate di essere complici del Governo di Pechino in operazioni di spionaggio governativo, spionaggio industriale e possibili tentativi di sabotaggio e manomissione delle reti e dei sistemi di comunicazione negli Stati Uniti e all’estero, quindi di essere strumenti di spionaggio a favore del governo e dell’esercito cinese. A questo si è giunti a fronte di un’inchiesta condotta dai servizi di intelligence americani, durata 11 mesi. Le due compagnie negano le accuse. Di rimbalzo, il Governo canadese, si è appellato alle norme sulla sicurezza nazionale per motivare il limite posto alle norme internazionali sul libero commercio e ha deciso di escludere Huawei dal bando per la costruzione di una rete governativa per le comunicazioni. In contemporanea, anche la Commissione Europea sta tardando la chiusura di un contenzioso con l’altro colosso cinese ZTE . Mentre in Australia, sempre la Huawei non ha avuto l’autorizzazione del Governo a partecipare al ricco progetto di costruzione di una rete per cablare con la fibra ottica in Paese.
Tornando all’indagine accusatoria, essa mostra che il mercato delle telecomunicazioni è legato a molti aspetti importanti della realtà economico-sociale (centrali elettriche, banche, finanza, sistemi di distribuzione di gas, petrolio…). Il rapporto parla anche di ex dipendenti della Huawei, che accusano la stessa azienda di corruzione, violazione di copyright, discriminazione. In ogni caso l’uso di microspie e sistemi di sorveglianza molto particolari è un ambito ben conosciuto dalle due aziende che negano ogni tipo di corruzione.
Il conflitto di natura pressoché economico si è prepotentemente inserito nel bel mezzo della campagna elettorale presidenziale statunitense. Obama e Romney si sono precipitati a fare promesse al fine di salvaguardare il Paese dalla Cina, sostenendo le industrie e mantenendo posti di lavoro.