Il rifiuto brasiliano all’estradizione di Cesare Battisti in Italia è l’ultimo atto d’una misteriosa sceneggiata, iniziata ben trent’anni fa. E perché nessuna indagine di polizia ha mai rivelato come avesse fatto Battisti, allora detenuto nel carcere di Frosinone (era in corso l’istruttoria), ad evadere il 4 ottobre 1981 e poi a fuggire in Francia.
Il carcere di Frosinone non sarà l’inespugnabile Château d’If, ma nemmeno quella bagnarola che ebbe a descrivere la stampa dell’epoca. La fuga di Battisti venne organizzata dallo Sdece (Service de Documentation Extérieure et de Contre-Espionnage), che allora incarnava il controspionaggio francese.
Ancor oggi ci si chiede perché il servizio segreto d’Oltralpe avesse a cuore la libertà di Battisti (membro non certo di spicco dei Pac, Proletari armati per il comunismo): Battisti per rilevanza eversiva valeva e vale meno d’un decimo degli irriducibili delle Brigate Rosse.
E fu la stessa Francia a garantire in maniera ovattata il trasferimento di Battisti in Messico (Durante il soggiorno messicano i giudici italiani lo condannano in contumacia all’ergastolo per quattro omicidi). Di fatto Battisti ha beneficiato sia della copertura occulta dei servizi francesi che di quella palese (e politicamente voluta dalle sinistre) nota come “dottrina Mitterrand” (l’impegno dell’allora presidente francese a dare ospitalità ai ricercati della giustizia italiana negli anni di piombo, in cambio della rinuncia alla violenza).
Il dubbio rimane tutto: perché tanta protezione per Battisti? Soprattutto di cosa è a conoscenza l’ex Pac? Alla protezione degli 007 francesi s’è poi aggiunto il proselitismo della scrittrice francese Fred Vargas (psedudonimo di Frédérique Audouin-Rouzeau) che ha costruito la rete mondiale degli intellettuali pro Battisti e, ultima nata, la protezione particolare della première dame Carla Bruni.
Quest’ultima, in qualità di moglie del presidente francese Nicolas Sarközy, ha incontrato personalmente l’ex presidente brasiliano Lula, e per comunicare i desiderata del partito trotzkista francese, cioè “libertà per Battisti”. Dopo tutta questa cortina di protezioni, solo un ingenuo poteva credere che il Brasile avrebbe spedito Cesare Battisti in Italia, e per relegarlo in un carcere.
Va anche detto che c’è una corrente confindustriale che poco gradirebbe l’inasprirsi dei rapporti italo-brasiliani, perché potrebbe tradursi in un calo dei rapporti commerciali col secondo paese al mondo per ricchezze estrattive (il Brasile).
Infatti mentre l’Italia fa sforzi sovrumani per superare la crisi economica, il Brasile si conferma il secondo fornitore di materie prime per il mercato mondiale (soprattutto per quello italiano): ad affermarlo è una recente analisi dell’Osservatorio strategico sulle materie prime, attivato presso l’Istituto nazionale per il commercio estero (Ice).
Un braccio di ferro tra Italia e Brasile si potrebbe immediatamente ridurre in una chiusura dei rapporti commerciali. Non dimentichiamo che il Brasile è un membro del Bric (raggruppamento non ufficiale tra Brasile, Russia, India e Cina): associazione tra i quattro paesi a maggior crescita economica, vale a dire tra le nazioni minerariamente più ricche del pianeta.
Il Brasile, con un prodotto interno lordo di 1.900 trilioni di dollari, occupa il nono posto nella classifica mondiale. E se il Brasile girasse le spalle al Belpaese, l’Italia si vedrebbe decurtare un buon 40 per cento delle commesse nei settori metallurgico, chimico, tessile, alimentare, meccanico (automobili, aerospazio) ed elettronico (radiotecnica, microelettronica).
Ecco che molti industriali italiani si domandano se la lotta per l’estradizione di Battisti valga la perdita di cotanto lucrosi rapporti commerciali. Non dimentichiamo che il 15 per cento della popolazione brasiliana è d’origine italiana (circa 25 milioni di persone): è la più numerosa popolazione di oriundi italiani nel mondo, elegge i più votati parlamentari italiani della circoscrizione estera.
Poi diverse importanti personalità della società brasiliana sono di origini italiane: come Eduardo Matarazzo Suplicy, senatore brasiliano di origini italiane del Partito dei lavoratori. Eduardo Matarazzo è stato determinante per l’elezione dell’ex presidente Lula da Silva, soprattutto ha siglato il gemellaggio internazionale tra il Partito dei lavoratori ed i trotzkisti francesi.
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