POLICORO – Bagno di folla, composta soprattutto da avvocati, per l’ex pm di Potenza, Henry John Woodcock, ora a Napoli, relatore a un corso di formazione sulla «legislazione che disciplina le intercettazioni telefoniche e ambientali», organizzato dall’associazione Autonomia forense. Altro relatore del corso, moderato da Leonardo Pinto e concluso da Vincenzo Montagna, è stato Nicola Cataldo, avvocato ed ex deputato. La «scena», però, è stata catturata del pm anglonapoletano che, prima di svolgere la sua relazione, ha detto ai giornalisti: «Tornare in Basilicata mi provoca un bell’effetto. Qui ho svolto dieci anni della mia carriera e qui ho lasciato un pezzo del mio cuore. Questa terra ha i tre liquidi fondamentali della vita: il vino, l’acqua, il petrolio».
E ancora: «Tutte le inchieste che ho condotto sono state importanti. Ovviamente, considero di più quelle che si sono concluse con delle condanne. Non voglio citare, però, nessuno dei condannati poiché dobbiamo rispettare la privacy». Nessuna risposta, poi, sulle clamorose inchieste che lo hanno visto protagonista e che hanno posto il tribunale di Potenza al centro dell’attenzione mediatica nazionale. Molti spunti, tuttavia, della sua relazione hanno avuto origini dalla sua azione in Basilicata. Ad esempio: «Mi hanno accusato di aver fatto abuso di intercettazioni. Ma non mi risulta che siano stati molti i casi in cui qualcuna di esse sia stata dichiarata nulla per vizio formale. E se non c’è abuso non c’è illegittimità».
Nel suo intervento, tra l’altro, egli ha analizzato due disegni di legge in discussione in Parlamento: «Ritengo più pericoloso per l’attività dei pm non tanto il ddl sulle intercettazioni quanto quello sulla modifica dei rapporti tra pubblici ministeri e polizia giudiziaria. Se quest’ulti – mo passerà nei termini come è attualmente in esame renderà inutile quello sulle intercettazioni. Esso scalfirà la funzione del magistrato inquirente nella fase delle indagini preliminari poiché il pm non potrà acquisire la notizia di reato e la pg non sarà obbligata a trasmettergliela immediatamente».
Critiche, altresì, ha rivolto anche alla legge sulle intercettazioni: «Prevede un collegio di tre giudici nella sede del capoluogo del Distretto per autorizzarle mentre in giudice monocratico può dare l’ergastolo nei processi per rito abbreviato. E prevede che tutto il materiale raccolto nell’indagine vada consegnato in copia al citato collegio. Faldoni che viaggeranno per l’Italia da tutti i tribunali verso quello dei capoluoghi distrettuali. Il tema vero – ha concluso Woodcock – è che il legislatore sembra preoccuparsi molto della diffusione delle intercettazioni limitando l’inviolabile diritto di cronaca».
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno