La Procura lo accusa di concorso in spaccio di sostanze stupefacenti. Lo hanno arrestato i suoi stessi colleghi. Informava i vari gruppi di spacciatori nei boschi di imminenti operazioni e in cambio riceveva somme mensili
Godeva della fiducia di tutti i suoi colleghi ma per i soldi l’ha tradita. Così è finito in manette ieri mattina, lunedì, un carabiniere in servizio nella compagnia di Busto Arsizio con l’accusa di concorso in spaccio di sostanze stupefacenti. L’accusa è pesantissima: aver favorito diversi gruppi criminali dediti allo spaccio presenti sul territorio coperto dalla compagnia bustocca, fornendo informazioni preziose agli spacciatori che operano nei boschi sulle operazioni anti-droga organizzate dalla stessa compagnia. L’ormai ex-carabiniere, attualmente in carcere a Busto Arsizio, in cambio riceveva sostanziose somme di denaro ogni mese che gli inquirenti della Procura di Busto Arsizio hanno stimato in circa 8 mila euro al mese.
Una mela marcia che, approfittando del lavoro serio e meticoloso dei suoi colleghi contro lo spaccio di droga, avrebbe fatto in modo che questo venisse vanificato regolarmente. A inchiodarlo alle sue responsabilità sono state anche le intercettazioni sul suo cellulare privato, nel quale comunicava ai vari capi delle gang di spacciatori come muoversi, e circa 10 mila euro in contanti trovati nella sua abitazione. Secondo la procura l’opera di controspionaggio sarebbe proseguita almeno due anni e nessun’altro collega è stato coinvolto nell’indagine. Nell’ambiente era noto come il “pelato”.
L’intera compagnia dei Carabinieri di Busto Arsizio è sotto shock e non è stato facile, per gli stessi colleghi giunti da Varese, entrare nella caserma di piazza XXV Aprile ed eseguire l’ordinanza di custodia cautelare spiccata dalla procura. Nessuno tra i colleghi, fino a quel momento, aveva sospettato una cosa del genere grazie anche alla sua esperienza di lungo corso a Busto e alla capacità di dissimulare alla perfezione. Tra gli ex-colleghi serpeggia un risentimento che va ben oltre la normale comprensione in quanto si tratterebbe di un tradimento doppio. Molti di loro, infatti, avevano condiviso con lui numerosi turni di pattuglia sulle strade cittadine, in un certo senso mettendo la propria vita nelle sue mani con lo spirito di fiducia nel proprio compagno che sta alla base del corpo militare dei carabinieri come in qualsiasi altra formazione militare.
Fonte: Varese News