Risale alla scorsa estate lo scandalo delle intercettazioni telefoniche, delle intrusioni informatiche e della presunta corruzione di agenti di polizia da parte dei giornalisti del giornale inglese News of the World di Rupert Murdoch, che vide la chiusura dello stesso tabloid, le dimissioni di James, figlio di Ruperth e l’istituzione di una Commissione di inchiesta da parte del primo ministro inglese Cameron per indagare sull’etica dei media britannici e sulle loro relazioni con il potere.
Le intercettazioni avvengono di solito con l’utilizzo di microspie e microregistratori e sono illegali quando non autorizzate dagli organi giudiziari competenti. Per questo quelle effettuate dal tabloid inglese sono state incriminate e chi le ha commissionate è stato portato davanti alla Commissione d’Inchiesta.
Della Commissione Leveson, dal nome del giudice a cui è stata affidata, fanno parte ex direttori di testate giornalistiche, due esponenti delle associazioni per le libertà di stampa e un ex funzionario della polizia.
Ieri, secondo giorno di testimonianze davanti alla Commissione, Rupert Murdoch ha dichiarato che sulla vicenda delle intercettazioni telefoniche illegali vi fu un tentativo, ben riuscito, di insabbiare la verità da parte dei giornalisti e dei vertici di News of the World. Ma Murdoch precisa anche che sia lui che il figlio James e Rebekah Brooks, direttrice del tabloid, erano all’oscuro di tutto, dando, invece, la colpa di organizzare e tenere all’oscuro delle intercettazioni “due persone molto forti di carattere”, presenti all’interno della redazione e che impedivano ai giornalisti di rivelare quanto stava accadendo.
Non fa nomi e cognomi Ruperth Murdoch quando afferma “La persona a cui sto pensando era un abile avvocato e vietò loro di riferire a Rebekah Brooks e a James Murdoch”, ma non ci vuole molto a capire a chi si stesse riferendo, ossia a Tom Crone, ex consigliere legale del domenicale.
È così che il magnate australiano spiega come News of the World nascose la verità sulle intercettazioni illegali, ma una nuova bufera sta per esacerbare il Caso Murdoch: il 24 aprile, durante l’audizione di James davanti alla Commissione di inchiesta, è emerso uno scambio di email tra News Corporation Murdoch e membri del Ministero della Cultura britannico per avere anticipazioni sulla decisione del Governo riguardo la scalata al canale televisivo BskyB, la pay tv britannica, di cui la News Corp. possiede già il 39%, ma di cui vorrebbe rilevare anche il restante 61 per diventarne, così, un vero e proprio monopolio.
Si sarebbe creata addirittura una lobby per fare pressioni su membri del Governo ma Rupert Murdoch ha negato la liaison News Corp.-Governo ed ha inoltre attribuito l’insuccesso della scalata esclusivamente allo scandalo delle intercettazioni.