“Sono, come tutti, colpito dalla quantità di informazione dedicata a questa vicenda giudiziaria la quale è certamente grave. Poi vedremo se le cose sono fondate o meno, ma credo che siamo l’unico paese tra quelli avanzati in cui i mezzi di informazione” dedicano spazio a trasmissioni “fatte per trascrizioni di atti processuali piuttosto che per analisi e commenti dei fatti stessi. E questo credo che ci debba far riflettere. Perché è importante che cittadini sappiano quello che succede ma c’è anche la tutela della riservatezza del processo e delle persone che sono valori” di cui tenere conto. Lo ha detto Luciano Violante del Pd intervistato ieri da Maurizio Belpietro durante la trasmissione “Mattino Cinque” rispondendo a una domanda sul caso Ruby, sul processo di Milano e sull’intreccio tra informazione e giustizia soprattutto in materia di intercettazioni. “Non voglio sminuire la portata della vicenda che credo sia unica nel panorama delle democrazie moderne – ha aggiunto Violante –. Il cardinale Baganasco ha richiamato alla responsabilità. E allora cosa vuol dire questo richiamo per politica e l’informazione? È una domanda che ci dobbiamo porre e risolvere. È chiaro che nei mezzi di comunicazione è come nel poker: se uno bara o è cacciato o barano tutti. Occorre dunque – ha precisato Violante – prima ancora che leggi draconiane, un’intesa fra direttori di giornali su cosa pubblicare e cosa no. È chiaro: se tutti tengono fede all’impegno è bene, ma se non si tiene fede all’impegno a quel punto l’intervento di una legge che disciplini l’informazione in questa materia, senza privare i cittadini del diritto all’informazione, credo sia importante”.
Violante si è detto “un po’ scettico su valore taumaturgico delle regole. Ci vuole anche il consenso affinché le regole funzionino – ha precisato -. Prima di perdere tempo attorno a una regola A o B bisogna vedere se possono essere gli stessi mezzi di informazione a darsi delle regole. Non sto negando il diritto dei cittadini di sapere e il diritto dei giornalisti ad informare sto dicendo che ogni diritto ha un confine”. Sul futuro della vicenda e di possibili conflitti di attribuzione Violante ha sottolineato che investire il Tribunale dei ministri della vicenda “significa solo decidere che la magistratura può procedere nel caso la Camera dia l’autorizzazione”. Addirittura, osserva l’esponente del Pd “ce ne potrebbero essere due di conflitti di attribuzione: uno sollevato dalla presidenza del Consiglio e uno sollevato dalla Camera la quale potrebbe ritenere, attraverso la decisione dell’Autorità giudiziaria, di essere privata del potere di dare o negare l’autorizzazione a procedere. Devo dire che da molti anni la giurisprudenza distingue tra abuso delle funzioni di pubblico ufficiale e abuso della qualità di pubblico ufficiale”, ha precisato Violante sottolineando che nel primo caso si ricorre al Tribunale dei ministri e nel secondo no. Infine su un possibile passo indietro del premier, Violante ha concluso: “Non mi pare che abbia intenzione di dimettersi. Tuttavia, siamo in un momento di paralisi. Tenga presente che a distanza di un mese non sappiamo nemmeno se il 17 marzo è festa oppure no. Quando Bagnasco invita alla responsabilità bisogna che chi ha quella politica si ponga il problema del fatto che il paese è bloccato”.
Fonte: Il Velino