Numerosi gli elementi audio a disposizione degli inquirenti che indagano sul naufragio della Costa Concordia, la nave da crociera della compagnia genovese Costa Crociere, avvenuto il 13 gennaio 2012 nei pressi dell’Isola del Giglio.
E’ tornato in tribunale nei giorni scorsi il comandante della nave, Francesco Schettino, accusato di omicidio plurimo colposo, abbandono della nave e reato ambientale.
A suo sfavore ci sono anche le intercettazioni effettuate con microspie ambientali dai Ris, quando il comandante fu portato nella caserma dei carabinieri di Orbetello, all’indomani del naufragio.
“Andiamo a salutare il Giglio, andiamo a salutare il Giglio. Stava uno scoglio li sporgente e non l’abbiamo visto e ci siamo andati su. Quello che a me mi fa onore e che abbiamo salvato tutti quanti tranne questi qua, che se non l’avessi fatto”: si sfogava al telefono con un amico. Una manovra citata dal capitano più volte come qualcosa di straordinario. Non è dello stesso avviso il procuratore di Grosseto, Francesco Verusio a margine dell’incidente probatorio.
Al centro delle attenzioni di Schettino, l’ex Commodoro Mario Palombo, presunto destinatario del saluto, durante la telefonata: “Ciao comandante ci sei?”. “No…”. A pochi secondi dalla tragedia squilla il cellulare. Il comandante saluta il maestro: “Ciao Mario.. come stai?”. “Bene, bene”. “Stiamo passando al Giglio”. “Ma non ci sono, sono a Grosseto… ci sono gli altri”. “Comandante, ma qui c’è acqua?”. A quel punto la chiglia viene squarciata. La telefonata s’interrompe.
Una serie di bugie del comandante della Concordia sono al vaglio degli inquirenti attraverso l’esame delle registrazioni audio della scatola nera. Alle 21.49 la Concordia risponde alla Capitaneria con la prima falsità: “È tutto ok”. In realtà stanno già imbarcando acqua. Ad una nuova telefonata viene data risposta: “Solo un problema tecnico, tutto sotto controllo”. Alle 00.32, Schettino è già sullo scoglio, ma finge di essere a bordo: “Ci sono 200/300 persone a bordo, mancano all’appello una quarantina di persone”. Falso: i soccorsi sono appena iniziati. “Ora torno sul ponte. Ero andato a poppa per capire cosa stava succedendo”. Ennesima bugia. L’ufficiale della Guardia costiera è turbato dall’abbandono: “Cosa vuole fare, vuole andare a casa? A dormire?… ci sono già dei cadaveri”. “Quanti?”. “Deve dirmelo lei!… Adesso lei va a prua, risale la biscaggina e coordina l’evacuazione. Ci dice quante persone ci sono ancora: se ci sono bambini, donne, passeggeri e il numero esatto di ogni categoria. Vada a bordo. Cosa fa, lascia i soccorsi?”. “Ok, sto andando”. E Schettino resta sullo scoglio.
A conferma delle intercettazioni ci sono diverse testimonianze. Alessandro Di Lena, primo ufficiale della Concordia, parla di una “paralisi”, una incapacità di muoversi, del comandante, ininterrottamente al telefono con Palombo o con i vertici della Costa. Le videocamere di sorveglianza della Capitaneria dimostrano che la nave resta in posizione di navigazione più di 1 ora. Tempo sufficiente per salvare tutti.
Un testimone inglese ha raccontato di averlo visto addirittura ubriaco, durante la cena, mentre abbracciava una donna.
A margine del misfatto c’è anche la disattivazione dello Ias, il sistema satellitare che segue la traiettoria della nave, per 15 minuti, giusto il tempo dell’inchino all’isola del Giglio.