Istituiti nuovi controlli su Internet mentre la tv vieta i film di spionaggio e crimine
Istituzione di un nuovo ufficio per coordinare i controlli di Internet, proibizione di teletrasmettere film che includono immaginari viaggi nel tempo, ma anche quelli di spionaggio e di crimine, e l’ex ministro della Pubblica Sicurezza, Zhou Yongkang, membro del Politburo del partito comunista cinese, che propone un database nazionale che assembli tutte le informazioni di ogni individuo, per meglio «amministrare la società». Di questi tempi, in Cina, proibizioni e controlli sembrano andare particolarmente di moda.
Per quanto riguarda Internet, l’annuncio dato mercoledì non è dei più chiari: viene notificato che è stato affidato ad una nuova agenzia centralizzata il compito di regolare in tutta la sua interezza quanto avviene sul Web nel Paese, ma non specifica se questa nuova agenzia, che si chiamerà Ufficio statale per le informazioni su Internet, sostituirà i vasti apparati di controllo della Rete già esistenti. E’ stato però specificato, in un comunicato, che il nuovo Ufficio «dirigerà lo sviluppo delle industrie online di videogiochi, pubblicazione e video», e si occuperà anche della diffusione della propaganda governativa su Internet — nonché avere il compito di «investigare e punire i siti Web che violano le leggi e i regolamenti». Inoltre, sarà incaricato di supervisionare gli Internet provider per «migliorare l’amministrazione della registrazione dei nomi di dominio, la distribuzione di indirizzi IP, la registrazione di siti Web e dell’accesso a Internet». Insomma, controllerà tutto.
Appena tre giorni prima la rivista teorica del Partito comunista cinese, «Qiushi», o «Ricerca della verità», ha pubblicato un articolo scritto da Zhou Yongkang, l’ex-ministro della Pubblica Sicurezza ed attuale membro del Politburo, dove viene avanzata la proposta di costruire una database dove ognuno dei 1,34 miliardi di cinesi siano schedati in modo completo, creando una sorta di supercarta d’identità in cui sarebbero anche registrati i dati riguardanti il livello di istruzione, il curriculum lavorativo e quello fiscale. A queste informazioni andrebbe aggiunto anche il luogo di residenza delle persone, gli eventuali immobili e autoveicoli posseduti, e la storia medica di ognuno. Questo, scrive Zhou, aiuterebbe i comitati di quartiere a imporre la «stabilità sociale», e sarebbe dunque un fattore supplementare alla ricerca di quella che è oggi chiamata «l’amministrazione della società» (per utilizzare il termine favorito dalle autorità, che non amano parlare esplicitamente di «controllo»).
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