La riforma costituzionale della giustizia, che Berlusconi ha definito «epocale» ma che nessuno dei ministri ha ancora letto a 24 ore dal consiglio dei ministri, verrà illustrata oggi al capo dello Stato dal Guardasigilli. E’ il passaggio centrale di questa legislatura che dovrà essere fatto con tutte le cautele del caso, separandolo dalle vicende giudiziarie del premier. Acrobazia alquanto difficile perché intanto quelli che vengono considerati provvedimenti ad personam proseguono il loro cammino in Parlamento. E allora, affinché l’operazione di stampo costituzionale vada in porto, è necessario che il premier segua i consigli di chi anche dall’opposizione (come il leader dell’Udc Casini) vuole mettere la parola fine alle norme scritte dai suoi parlamentariavvocati. Via le norme transitorie del processo breve che avrebbero effetto sui processi del Cavaliere; nessun giro di vite sulle intercettazioni, lasciando la versione morbida della Camera, senza tornare al bavaglio voluto dal Senato. Chissà se il ministro Angelino Alfano spiegherà al presidente della Repubblica che la riforma costituzionale sarà accompagnata da queste mosse di velluto.
Napolitano ascolterà. Equilibrio e moderazione è ciò che consiglia sempre. Ma sono in molti a non credere al fatto che il premier-lupo sia diventato improvvisamente un agnello. Sicuramente non potrà reintrodurre l’immunità parlamentare perché non sono d’accordo né la Lega né gli ex An del Pdl. Rimane un punto interrogativo: nel testo costituzionale di Alfano la polizia giudiziaria rimarrà a disposizione dei pm? L’altro aspetto spinoso è se l’azione penale dovrà essere esercitato secondo «modalità stabilite dalla legge». Se il Cavaliere vuole trovare i voti anche fuori dalla sua maggioranza dovrà dosare freno e acceleratore, soprattutto per non irritare il Quirinale. Lui dice di non temere il referendum, ma ha bisogno di indorare la pillola e rendere accettabile la riforma costituzionale: se non ci riesce questa volta, non sarà facile avere un’altra occasione.
E allora meglio indossare i guanti di velluto, con un processo breve più digeribile, senza forzare sulle intercettazioni e l’immunità parlamentare. Poi si va alle udienze a Milano, tanto andandoci una volta alla settimana, il lunedì, i tempi si allungano mentre la prescrizione si accorcia. Non è un caso che ieri il pm Fabio De Pasquale, a tre giorni dall’inizio del processo Mills, abbia scritto una lettera ai giudici della Decima Sezione penale del Tribunale di Milano in cui chiede che sia fissato un calendario fitto di udienze per evitare la prescrizione, che scatterà all’inizio del 2012.
Bossi vuole che Berlusconi non litighi con Napolitano. Alfano vuole passare alla storia con una riforma «epocale» che porti il suo nome. Berlusconi gioca su più tavoli e non è detto che abbia del tutto dimenticato di avere bisogno di qualche leggina, di qualche norma da infilare chissà dove per i suoi processi milanesi. Ieri a Montecitorio un deputato che conosce bene i movimenti di palazzo Grazioli spiegava che «improvvisamente salterà fuori qualcosa che andrà ad incidere sulla prescrizione». La carta coperta, il classico coniglio del cilindro al quale si sta applicando Ghedini e che il Guardasigilli farà finta di non vedere. Intanto si sale al Quirinale, il premier con la guancia gonfia per via dell’intervento chirurgico alla mandibola sarà presente al Consiglio supremo di Difesa convocato dal capo dello Stato. Una volta, ai tempi della Dc, si diceva pugno di ferro in guanti di velluto. Una sola cosa è certa per il premier: «Questa volta non ci ferma nessuno perché abbiamo una maggioranza forte e coesa».
Fonte: La Stampa