Uno stralcio di conversazione telefonica captato attraverso strumenti per l’ascolto a distanza, chat o foto compromettenti, parole rubate da una cimice, file archiviati in un pc infettato da un “virus” potrebbero assumere un valore inestimabile per la vita di una persona. Anche se spesso non si tratta di dati “penalmente irrilevanti”, se messi insieme, possono ricondurre ad atteggiamenti particolari o ad episodi nascosti. Per intenderci, basta citare il caso Marrazzo dove la dignità e la reputazione del soggetto sono andate totalmente distrutte dai dati intercettati.
Il lavoro dell’intercettare, in passato, veniva svolto perlopiù dagli investigatori da marciapiede, oggi è affidato a validi strumenti e software ad hoc. Oggetto privilegiato degli spioni restano le inclinazioni sessuali, le infedeltà, umane, politiche o professionali. Ieri si trattava di archivi di carta, oggi, banche dati digitalizzate, server. Ma il problema attuale non è chi analizza e custodisce i dati a fini di giustizia, ma chi li raccoglie e li “processa” informaticamente: gli operatori che non di rado si rivelano poco fedeli ai loro compiti. Si tratta di società di sicurezza che operano per conto delle procure.
Quella dell’intrusione elettronica, ambientale, telematica, telefonica è un’industria privata, segnata dall’assenza di regolamentazione interna e di cui lo Stato non solo non ha il monopolio, ma di cui non controlla neppure una piccola parte di mercato. Negli anni, le società di security a cui le procure della Repubblica hanno appaltato i servizi di intrusione sono cresciute a ritmi rapidissimi. Se ne contano ormai diverse centinaia e si sono contese un mercato che vale oltre 400 milioni di euro l’anno.
A vantaggio della privacy c’è l’introduzione, negli ultimi anni, di strumenti che sostituiscono gli operatori in carne ed ossa per la maggior parte dei monitoraggi, pubblici o privati che siano. Altro vantaggio è l’adozione di sistemi che salvaguardano la propria privacy contro le intercettazioni indiscrete. Si tratta di telefoni fissi o mobili che avvisano in caso di tentavi di intrusione e che permettono di poter conversare in tranquillità senza mettere a repentaglio reputazione e dignità.