Una sua ex gli ruba la promozione diventando il suo capo e pretende poi prestazioni extraprofessionali. Lui si sottrae e viene accusato di molestie sessuali e incompetenza sul lavoro.
E’ la trama di “Rivelazioni”, un celebre film con Demi Moore e Michel Douglas, rispettivamente nel ruolo di una datrice di lavoro e di un dipendente che subisce il ricatto sessuale di quest’ultima.
La realtà sembra essere assai diversa: a subire ricatti sessuali per ottenere un lavoro sono le donne. A confermare questa triste tendenza, c’è l’indagine Istat “Le molestie sessuali”, presentata a settembre 2010.
Dall’indagine emerge che «circa la metà delle donne in età 14-65 anni (10 milioni 485 mila, pari al 51,8 per cento) hanno subito nell’arco della loro vita ricatti sessuali sul lavoro o molestie in senso lato come pedinamento, esibizionismo, telefonate oscene, molestie verbali e fisiche.
(…) Sono 842 mila (il 5,9 per cento) le donne di 15-65 anni che, nel corso della vita lavorativa, sono state sottoposte a ricatti sessuali sul posto di lavoro, l’1,7 per cento per essere assunte e l’1,7 per cento per mantenere il posto di lavoro o avanzare di carriera. Le donne a cui è stata chiesta una “disponibilità sessuale” al momento della ricerca del lavoro risultano essere quasi mezzo milione, pari al 3,4 per cento.
Negli ultimi tre anni sono state 227 mila (l’1,6 per cento) le donne che hanno subito ricatti sessuali; all’un per cento è stata richiesta la disponibilità sessuale al momento dell’assunzione (per un totale di 140 mila donne), lo 0,4 per cento è stato ricattato per essere assunto (per un totale di 61 mila donne) e lo 0,5 per cento per mantenere il posto di lavoro o avanzare di carriera (per un totale di 65 mila donne).
(…) Quando una donna subisce un ricatto sessuale, nell’81,7 per cento dei casi non ne parla con nessuno sul posto di lavoro (80,2 per cento negli ultimi tre anni). Solo il 18,3 per cento di coloro che hanno subito ricatti nel corso della vita ha raccontato la sua esperienza, soprattutto ai colleghi (10,6 per cento).
Fonte: Psicologia del Lavoro