Sul Corriere della Sera, Renato Mannheimer fa il punto sulle questioni di politica interna, soprattutto nel quadro del rilancio dell’attivita’ del Governo, che del rilancio della sua attività, il governo che ha proposto una serie di provvedimenti su diverse questioni tra cui quella di ripristinare l’immunità parlamentare (abolita negli anni Novanta, sull’onda di Tangentopoli) e la riproposizione di una più severa disciplina che limiti in qualche misura la libertà di intercettazione delle conversazioni telefoniche da parte della magistratura.
Riportiamo di seguito i dati rilevati. Entrambe le proposte fanno riscontrare un diffuso scetticismo, se non una contrarietà, da parte dell’elettorato. Quasi tre italiani su quattro (73%) giudicano non opportuno reintrodurre l’immunità parlamentare: l’elettorato, nella sua grande maggioranza, non si fida. Questa convinzione risulta maggioritaria tra gli elettori di tutti gli orientamenti politici, anche se in misura molto più accentuata tra chi è orientato al centrosinistra. Tra questi ultimi è l’89% a dichiararsi contrario alla reintroduzione dell’immunità parlamentare,mentre tra i votanti per il centrodestra si riscontra una significativa frattura tra chi vota Lega Nord (ove i contrari sono il 77%) e chi invece preferisce il Pdl (ove le due opzioni si equivalgono, con il 50% ciascuna).
Anche la proposta di limitare l’uso delle intercettazioni da parte della magistratura trova una maggioranza, seppure più contenuta (60%), di pareri contrari. Non solo: posti di fronte al quesi to diretto se sia meglio che, attraverso le intercettazioni la privacy dei cittadini sia violata, se questo consente di scoprire reati o se sia meglio, in ogni caso, privilegiarla, due italiani su tre optano senza esitazione per la prima ipotesi. Come era facile ipotizzare, la questione è considerata in modo molto diverso dai votanti per i vari schieramenti: la netta maggioranza degli elettori di centrosinistra (81%) si pronuncia contro la limitazione delle intercettazioni, mentre nel centrodestra si trova la solita significativa differenziazione di opinioni tra i leghisti (anch’essi, per il 60%, sfavorevoli a ridurre i poteri della magistratura) e i votanti per il Pdl (d’accordo per il 72% alla proposta governativa,ma ove, comunque, più di un quarto 26% si pronuncia contro quest’ultima).
Fonte: Clandestino Web