“Sono soldini, facendo una cosa e n’altra, arrivo a portà cinquemila euro a casa, capito? Senza spremermi tanto, piglio i soldi sotto banco, un bordello di soldi, li fatturo ad una onlus, perché porto avanti studi clinici e c’ho le aziende che mi propongono contratti…”. Questa è parte di una conversazione telefonica intercettata il 16 giugno 2011. A parlare è il medico Alessandro Aprile, 37 anni, che in quell’anno frequentava un master nel reparto di cardiologia del Policlinico di Modena.
Nello stesso reparto, secondo i Nas e la Procura, venivano svolti studi di natura cardiologica non autorizzati o del tutto inesistenti, venivano falsificate le cartelle cliniche e utilizzato materiale sanitario spesso difettoso. Uno scambio continuo con alcune aziende private italiane ed estere del biomedicale, che, in cambio dell’uso da parte dei medici dei dispositivi da loro prodotti, con conseguente pubblicità, hanno versato tra il 2009 e il 2011, somme di denaro pari a un milione di euro sui conti di 3 onlus create ad hoc. I pazienti con problemi cardiaci, ossigeno per l’attività a delinquere, venivano arruolati a decine, e velocemente si trasformavano in cavie da laboratorio per sperimentazioni fuori da qualsiasi controllo.
Le colonne portanti del malaffare sembrano essere il primario Maria Grazia Modena, 60 anni, prima donna in Italia a presiedere la Società italiana di cardiologia, e Giuseppe Sangiorgi, 47 anni, ex responsabile del laboratorio di emodinamica della cardiologia. Oltre a loro sono finiti in manette altri sette medici, alcuni dei quali non più in servizio nel nosocomio modenese. Altri 67 gli indagati.
Pare che la dottoressa Modena, fosse a conoscenza dei legami tra Sangiorgi e diverse aziende farmaceutiche e proprio per questo avrebbe delegato all’uomo le trattative con le imprese. Il sodalizio sarebbe nato nel 2009. La rete di imprese e di appalti truccati è andata via via formandosi. Nel marzo dello scorso anno, Sangiorgi è stato allontanato dal Policlinico sulla base dei report della commissione scientifica inviata dalla Regione Emilia-Romagna che aveva denunciato delle inadeguatezze.
Nonostante ciò, gli inquirenti hanno continuato ad ascoltare le conversazioni tra il primario e il medico attraverso dei telefoni intercettati. Nelle conversazioni la Modena rassicura il fidato collaboratore su dei possibili risvolti futuri.
I pazienti sono stati in tutto ciò solo degli strumenti per raggiungere fini economici. La pubblicazione di studi scientifici era diventata un’attività talmente remunerativa che si conduceva ormai senza scrupoli. Sempre il Sangiorgi, in altre telefonate, si lamenta con un collega sulle troppe domande che i pazienti gli rivolgevano sulla loro stessa salute. In altre conversazioni intercettate si parla di patologie ricercate per compiere determinate operazioni. “Sto aspettando di beccare un paziente che ha già il catetere”, la dichiarazione di un altro medico sotto accusa.
Ciò che ne risulta è un quadro di una società sempre più alla deriva dove i sistemi di sorveglianza utilizzati sono ancora troppo esigui. Anche in questo caso è stato l’utilizzo di sistemi di intercettazione che ha fatto luce sulla questione.