Stava progettando due attentati: uno a Capitol Hill (sede del Congresso americano) e l’altro al Pentagono, un giovane di 26 anni con cittadinanza americana, Rezwan Ferdaus, che stava preparando due mini-droni carichi di esplosivo, da scagliare contro gli edifici governativi statunitensi. I velivoli telecomandati, utilizzati solitamente per la sorveglianza aerea, erano stati opportunamente modificati. Del resto Ferdaus, laureato in fisica alla Northwestern University, è anche un esperto di tecnologia ed era stato in grado di trasformare dei telefoni cellulari in detonatori per bombe da usare contro soldati americani in Iraq ed Afghanistan.
Ma il suo piano è fallito. Intercettato dall’FBI, rischia ora 17 anni di carcere e altri 10 di libertà condizionata. Il processo avrà inizio il 20 luglio a Boston, città nella quale è stato arrestato a settembre.
L’uomo era già stato avvicinato da agenti dell’FBI sotto copertura nel 2010, i quali, fingendosi degli adepti di Al Qaeda pronti a reclutare terroristi negli Stati Uniti, erano venuti a conoscenza di diversi progetti che l’uomo si accingeva a mettere in atto.
L’amministrazione Obama prosegue intanto il suo piano di sicurezza e di lotta al terrorismo, dispiegando i suoi uomini e sistemi di videosorveglianza in oltre 14 aeroporti stranieri. Un piano da circa 115 milioni all’anno, che permetterà di bloccare persone sospette ancor prima che queste s’imbarchino per gli USA. Resta, tuttavia, il problema dell’accettazione, da parte dei paesi stranieri, di avere soldati americani armati nei loro scali.
In casa, invece, è un altro il quesito che ci si pone. Secondo una ricerca, i corpi militari, coadiuvando il lavoro di diverse università, starebbero collaborando alla realizzazione di droni sempre più sofisticati ed efficaci, da lanciare nei cieli americani per sorvegliare il paese. Solo qualche giorno fa, ricercatori dell’Università del Texas hanno dimostrato come sia possibile, da parte di malintenzionati, dirottare questi velivoli, grazie ad un sistema che permette di disturbare il segnale GPS, e scagliarli contro edifici e persone. Ci si chiede se questi aerei senza pilota possano davvero essere un aiuto alla difesa contro attacchi terroristici o se, essi stessi, possano essere uno strumento in mano ai terroristi. Intanto proseguono le ricerche per ovviare al problema delle interferenze con il segnale, per renderli non facilmente dirottabili.